1) A ucca è quantu n’aneddu, ma si mangia turri, palazzi e casteddu.

(La bocca è quanto un anello, ma si mangia, torri, palazzi e castello: come per dire che i danni che combina quando parla, sono più grandi della sua stessa grandezza).

2) Bonu tempu e malu tempu, nun dura tuttu u tempu.

(Buon tempo e cattivo tempo, non tura tutto il tempo: cioè tutto passa, dopo una brutta giornata arriverà quella buona, e a chi va sempre tutto bene, prima o poi incontrerà una sorte avversa).

3) Carciri, malatia e nicissità, si viri lu cori di l’amici.

(Carcere, malattia e necessità, si vede il cuore degli amici: il cuore degli amici si vede in tempo di necessità).

4) Cchiù scuru ri menzannotti non po fari.

(Più buio di mezzanotte non può fare: cioè peggio di così non può andare).

5) Cu bonu simina, megghiu arricogghi.

(Chi semina bene, meglio raccoglie: chi saprà utilizzare al meglio le proprie capacità, alla fine di tutto, trarrà beneficio da risultati positivi).

6) Cu campa, vecchiu si fa.

(Chi vive, si fa vecchio: è la versione siciliana di “Chi vivrà, vedrà”, quindi chi avrà la fortuna di invecchiare, avrà la possibilità di vedere e fare tante cose).

7) Cu javi chiù sali, consa a minestra.

(Chi ha più sale, condisce la minestra: si usa dire così durante una lite, o durante incomprensioni, in quanto vuol dire che chi ha più maturità, ponga rimedio e fine alla discussione in corso).

8) Cu prima nun pensa, all’attimo suspira.

(Chi non pensa per primo, in quell’attimo sospira: attimo inteso come momento, cioè chi non ha la perspicacia di cogliere quel determinato pensiero in tempo, nell’attimo in cui si verifica quell’evento si trova spiazzato e impreparato e quindi sospira).

9) Cu sputa ‘n celu, nda facci torna.

(Chi sputa in cielo, in faccia ritorna: questo è un bel proverbio! Vuol dire che quando si fanno delle cattive azioni nei confronti di qualcuno che non le merita, prima o poi, queste stesse azioni, ricadranno su chi le ha fatte).

10) Cu scippa vigna e chianta vigna, mai vinnigna.

(Chi strappa la vigna e la ripianta, non vendemmia mai: è il contrario del proverbio citato sopra al numero 5, vale a dire che chi non ha buoni propositi, non raggiungerà mai dei risultati).

11) Fai beni e scorditillu, fai mali e pensici.

(Fai del bene e scordatelo, fai del male e pensaci: di solito si usa come stile di vita, per cui quando si fa del bene, si è fatto e non bisogna mai pensare al ritorno cioè attendere un qualcosa in cambio. Quando si è fatto del male, sopratutto se è gratuito, bisogna soffermarsi a riflettere e quindi non dimenticare mai).

12) Cu s’innamura di capiddi e di denti, s’innamura di nenti.

(Chi si innamora di capelli e di denti, si innamora di niente: e questo lo si scopre solo dopo!).

13) Geniu fa biddizza.

(Genio fa bellezza: cioè l’esteriorità non è tutto, l’essere simpatici, particolari, geniali, può rendere un individuo più interessante di un semplice belloccio).

14) U lupu di mala cuscenza, comu opera accussì pensa.

(Il lupo di cattiva coscienza, come opera così pensa: il lupo non è inteso come animale, ma sottintende l’essere umano e quindi colui che possiede una cattiveria innata, si comporta e agisce malamente sulla base dei suoi pensieri).

15) La matina fa la jurnata.

(La mattina fa la giornata: è un modo per dire che tutta la giornata sarà il riflesso del nostro risveglio e quindi se nella mattinata è andato tutto bene, proseguirà nello stesso verso fino alla fine e viceversa… io non lo condivido perché non sempre è così).

16) I guai ra pignata, i sapi a cucchiara c’arrimina.

(I guai della pentola, li sa il cucchiaio che mescola: parafrasando direi che i fatti intimi (o guai) li sa solo colui che li ha. Un po’ come per la verità, gli altri sanno solo quello che vogliamo che sappiano).

17) Malirittu u mummuriaturi, ma chiù assai cu si fa mummuriari.

(Maledetto il mormoratore, ma ancora di più chi si fa mormorare: il mormoratore è un soggetto da tenere lontano, perché prima o poi mormora (sparla) tutti… è un vizio! Ma è anche vero che spesso ha l’alibi di trovare persone di facile mormorio e quindi il proverbio vuole proprio condannare chi lo induce a sparlare).