One Day



(USA 2011)
Regia Lone Scherfig
con Anne Hathaway (interprete de “il diavolo veste
Prada”) e Jim Sturgess (dal faccino innocente!!)

Il film comincia con una malinconica musica e Anne Hathaway che nuota in piscina. La musica continua, ma Anne adesso è sulla bici per la strada e appena imbocca una traversa, l’immagina si affievolisce e compare la data 15 Luglio 2006. L’immagine cambia di nuovo e la data comincia a retrocedere fino a raggiungere il 15 Luglio 1988, data di inizio di questa struggente storia di amicizia e d’amore.

I due protagonisti Emma (Anne Hathaway) e Dexter (Jim Sturgess), si troveranno dopo i festeggiamenti della laurea, a passare la notte insieme. Ma al contrario di quello che si può immaginare, non accade nulla e tra i due si instaura un tenero rapporto di amicizia e complicità legato dal filo sottile dell’amore.

Lui bello, viziato, single, con tante relazioni instabili e con un disperato bisogno di attenzione.

Lei timida, ambiziosa, con le idee chiare sul suo futuro e… segretamente innamorata di lui.

Ogni cambio di scena, corrisponde ad un 15 Luglio dell’anno successivo: loro più grandi di un anno, con una storia diversa, complicata, conflittuale, ma legata da forti sentimenti. Negli anni accadono tante cose, positive per lei perché scrive un libro, diventa scrittrice, si trasferisce a Parigi e drammatiche per lui… diventa alcolizzato e tossicodipendente, perde il lavoro di conduttore televisivo, è costretto ad un matrimonio riparatore, muore sua madre, ma un raggio di sole lo colpisce con la nascita della sua adorata bambina.

I due si frequentano di meno, non riescono a far esplodere quest’amore che hanno dentro, ma grazie all’amicizia continuano a restare legati.

Ci ritroviamo alla data del 15 Luglio 2003. Lui è su un treno, diretto da lei dopo tanti tiri e molla, ma solo dopo capiremo che in quest’intervallo loro si sono visti, hanno anche avuto (finalmente!) dei rapporti sessuali, che non hanno dato un legame.

Si incontrano alla stazione, lei bellissima, lui trasandato. Come al solito fanno scintille, litigano e si separano per la milionesima volta… ma questo è l’anno fortunato e finalmente si mettono insieme e si sposano.

Qui scendono le lacrime, la commozione è all’apice, lo stomaco ti si stringe e le loro parole ti mettono le ali, perché sono quelle che tutti sognano di sentire. Ecco che gli anni passano, loro innamoratissimi, la loro vita, la scelta di avere un figlio, il lavoro, la costruzione di un futuro perfetto… e arriva il 15 Luglio 2006.

Il film ritorna all’immagine iniziale: lei che nuota, la bicicletta, la velocità, il vento che le smuove i capelli, il pensiero rivolto ad un alterco avuto la mattina con lui e… una distrazione.

Sono rimasta con le mani sulla bocca, atterrita.

L’immagine che segue è stata molto forte e dopo aver sognato con loro, mi sono ritrovata a piangere.

Alla fine del film lui è seduto su una poltrona e accanto c’è suo padre, seduto anche lui. I due guardano la televisione e mangiano. Tra loro c’è sempre stato un rapporto molto freddo e distaccato, ma in quel momento gli è vicino, anche lui ha perso la donna della sua vita e vedendolo soffrire per la perdita di Emma, gli da un consiglio dicendogli di continuare a vivere come se nella sua vita ci fosse ancora lei. Lui comincia a piangere e gli risponde che non sa se riuscirà a farlo e il padre sospirando risponde: “si che ci riuscirai! Secondo te io che ho fatto negli ultimi 10 anni?”

15 Luglio 2009: Dexter comincia a vivere sui ricordi della sua vita insieme ad Emma in dolce compagnia della sua figlioletta.

15 Luglio 2011… fine del film.

La musica di Rachel Portman è avvolgente, il film romantico e commovente. Ti lascia il senso della vita, la grandezza di questa esperienza che tutti noi abbiamo la fortuna di percorrere. Le nostre strade sono diverse, talvolta si incrociano proseguono insieme o si dividono, sono ripide, tortuose, a volte si interrompono bruscamente, a volte si perdono nell’orizzonte.

Comunque sia, sono lì che attendono i nostri passi, brevi o longevi vanno percorsi e vissuti pienamente perché il prossimo non sapremo se sarà l’ultimo.

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